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Caryl Phillips

La memoria del sangue

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«Ecco cosa faccio ultimamente. Sto qui seduta sulla catasta di legna a guardare gli uccelli al di là della recinzione. Li guardo volare in stormi. Tutti i giorni disegnano un sottile nastro nero nel cielo. Sono troppi per dare loro un nome, o per conoscerli personalmente. Me ne sto qui seduta sulla legna a guardarli. Tutti i giorni. Mi chiamo Eva Stern. Ho ventun anni. E proprio quando penso di cadere, apro le ali».

Un romanzo storico caleidoscopico che illustra l’oscura persistenza nei secoli dell’ossessione europea per il sangue e la razza.
Cipro, Israele e la Palestina, la Repubblica di Venezia, i ghetti e i campi di sterminio in Germania, Londra al termine della seconda guerra mondiale. Vivono e soffrono in diversi luoghi e in diverse epoche i protagonisti di questo romanzo corale, ognuno vittima del pregiudizio del sangue.
Eva, giovane ebrea tedesca, subisce con la famiglia la lenta discesa agli inferi che la travolge nel giro di pochi anni: prima l’aperta ostilità dei concittadini, poi la reclusione nel ghetto, la deportazione, il campo di sterminio e infine la liberazione, che non è altro che un’illusione. Lo zio Stephan si salva partecipando alla costruzione dello Stato di Israele, ma la terra promessa non manterrà del tutto la sua parola.
Nella Venezia rinascimentale insieme ai passi di Otello, incantato dalla bellezza della città-stato e schiacciato dallo strisciante disprezzo che il colore della sua pelle suscita, risuonano le grida che accompagnano l’ingiusto processo di Portobuffolè inflitto a un gruppo di ebrei accusati di aver impastato il pane azzimo della Pasqua con il sangue di un bambino cristiano.
Ognuno con la sua voce racconta un’esperienza di disumana persecuzione, mostrando, accanto all’eroismo della sopravvivenza, l’ineluttabilità della sconfitta di fronte alle forze più oscure della storia.

Caryl Phillips, nato nel 1958 a St. Kitts nelle Piccole Antille e cresciuto a Leeds in Gran Bretagna, è considerato uno dei più importanti scrittori postcoloniali. Si è laureato in Letteratura a Oxford e ha insegnato all’Università di Yale, al Barnard College della Columbia University, all’Amherst College nel Massachusetts, e anche in Ghana, Svezia, Singapore, Barbados e India. Ha iniziato la carriera di scrittore come drammaturgo, è stato autore per la radio, la televisione e il cinema. Dal suo primo romanzo The final passage (1985) è stato tratto il film omonimo e con A distant shore ha vinto il Commonwealth Writers Prize nel 2004. Collabora con «The Guardian» e «The New Republic». Le sue opere sono state tradotte in tredici lingue.

Velia Februari, dopo la laurea in Lingue e letterature straniere, si è specializzata in traduzione con una tesi sulla letteratura caraibica. Dal 2007 traduce narrativa dall’inglese e collabora con diverse case editrici. Tra i suoi autori Edwidge Danticat, Shandi Mitchell, Nancy Richler e Hannah Kent.
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263 štampane stranice
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